Funny Little Fears il diario emotivo di Damiano David
- Luigi Salerni
- 22 mag
- Tempo di lettura: 4 min
C’erano una volta i Måneskin. Avete presente? Il quartetto capitanato da Damiano David e dalla carismatica bassista Victoria De Angelis? Tutto ebbe inizio con il grande successo ad X Factor e post talent show; un debut album convincente a base di Marlena (non la mela, quella è Marlene!); la vittoria al Festival di Sanremo; un eccellente secondo album quale Teatro d’ira Vol. I (avremo mai il Vol. II?), ricco di singoli che hanno scalato le classifiche; la vittoria all’Eurovision, che li ha lanciati nell’Olimpo e quella agli MTV EMA di Budapest. E poi: concerti in tutto il mondo, l’apertura per i Rolling Stones, gli apprezzamenti da quotatissimi colleghi quali Duran Duran, Mick Jagger, Tom Morello, Skin e Miley Cyrus. E ancora: il singolo a sostegno dell’Ucraina, dopo l’invasione russa, nonché altri brani scala-classifiche, fino al disco successivo, Rush. Qui inizia a scricchiolare qualcosa: i brani non sono tutti irresistibili e quelli non pubblicati come singoli non sono al pari di Gasoline, Gossip, The Loneliest, Supermodel e Mammamia. Tendenzialmente, la maggior parte dei critici, nazionali e non, tendono a considerare Rush una brutta copia di quanto già fatto nei dischi precedenti e a vedere i Måneskin come una band che non si impegna più tanto nel comporre buona musica quanto nel cercare un successo in cui l’immagine inizia a pesare più della musica! Questo non impedisce alla band di fare altri tour mondiali o di prendere qualche gettone di presenza in programmi tv seguitissimi, sia in Italia che negli Usa ma, probabilmente i logoranti impegni e le critiche eccessive ad un disco non del tutto convincente come Rush, tende ad allontanare i membri della band che iniziano a pensare di fare qualcosa ognuno per conto proprio, specie Damiano e Victoria, indubbiamente i più vincenti a livello di immagine, capacità e carisma (i maligni sostengono che Ethan e Thomas si siano già trovati un lavoro come commessi in qualche Lidl o Eurospin). E se Victoria tende sempre più ad allontanarsi dalla musica suonata (fa eccezione la partecipazione alla cover di Psycho Killer dei Duran Duran e la collaborazione con la cantante brasiliana Anitta), girando il mondo in qualità di DJ, Damiano ha deciso di concentrarsi sul suo debut album da solista che ha visto la luce proprio il 16 maggio 2025, col titolo di Funny Little Fears. Preannunciato da una caterva di singoli (ben cinque!), il disco consta di 14 brani che, a detta dello stesso vocalist, raccontano le sue fragilità personali ma anche le gioie dell’amore. La scelta, se vogliamo anche coraggiosa, di mettere in naftalina la band principale per un progetto tutto suo, comporta che Damiano non abbia ricalcato, stilisticamente, le orme dei Måneskin ma si è preso la libertà di andare verso lidi meno rockeggianti e più aperti e ariosi, per un pop da classifica che, questo è certo, farà storcere più di un naso a chi ha imparato ad apprezzare le doti di Damiano David come front-man di una rock band. E però, per chi conosce la storia personale del buon Damiano, tutto ciò non sorprende o, almeno non dovrebbe, visto che la sua era già l’anima più marcatamente pop all’interno dei Måneskin che, nella loro versione embrionale, inizialmente lo scartarono proprio per questa sua attitudine poco rock rispetto alla De Angelis o al chitarrista Thomas Raggi. Dunque, perché stupirsi se, all’atto di mettersi in proprio, Damiano ha scelto di tornare alle sue reali origini? Quello che invece mette un po’ di inquietudine, se vogliamo, è ciò che canta nei suoi nuovi brani che mettono al centro la fine di una storia d’amore con speculazioni ed interpretazioni allarmanti. Se canta “Pensavo che avessimo qualcosa di buono nelle nostre mani; in un minuto, è svanito tutto” o come nella conclusiva Solitude “Nessuno mi capisce tranne me”, il dubbio che non si riferisca al rapporto con l’altro sesso ma con gli altri membri della band è legittimo! Lui comunque ha smentito uno scioglimento, dicendo che queste esperienze da solisti serviranno alla band, che quando tornerà avrà lo stesso sound di prima, arricchito da queste pause personali. Musicalmente, questo Funny Little Fears è un disco prettamente pop, con brani che strizzano l’occhio agli anni ’80 (Voices e Silverlines) e altri agli anni ’50 (Tangerine), diverse ballatone non propriamente accattivanti (The Loneliest è un altro pianeta, per rimanere ad un paragone “casalingo”) e, generalmente canzoni che si propongono di ben funzionare in classifica, come già i singoli Born With A Broken Heart (molto La La Land) e Next Summer avevano lasciato intendere. Non manca spazio per qualche apertura elettronica, come nel caso di Zombie Lady e della potenziale hit radiofonica Tango, dal ritornello volutamente accattivante, o della malinconica Mode. Anche l’interpretazione vocale non ha niente a che vedere con quanto proposto coi Måneskin: per quanto il timbro vocale di Damiano resti inconfondibile, così come il suo modo tecnicamente errato di prender fiato, qui il cantante fa un ampio uso del falsetto in quasi tutti i brani (in alcuni casi, ai limiti del sopportabile, vedi Perfect Life), tiene a bada il suo tipico graffio e si dedica ad un’esecuzione molto più d’atmosfera e, a dirla tutta, anche un po’ moscia ed impersonale in certi episodi (Mars su tutte). Funny Little Fears è un album che non sorprende, dato che le intenzioni del vocalist erano state ampiamente chiarite e dalle sue interviste e dai brani pubblicati come singoli, ma la sensazione è che, nonostante il numero di personaggi coinvolti nella produzione di questo disco, il risultato finale sia fin troppo costruito. Certamente stiamo parlando di un lavoro intimista, elegante, maturo e di respiro internazionale ma resta il dubbio più che legittimo che i fans del nostro potrebbero decidere di prendersi una pausa anche loro e non seguirlo in questa sua nuova veste, col rischio che Funny Little Fears potrebbe passare senza lasciare alcuna traccia.

Luigi, si vede che scrivi con passione, ma sopratutto con grande competenza
Bravissimo