Il ritorno degli Oasis
- Luigi Salerni

- 18 set
- Tempo di lettura: 6 min
L’estate che ormai si avvia a concludersi (da calendario, perché il caldo sembra essersi affezionato), ha visto il concerto di addio di Ozzy e dei Black Sabbath in formazione originale, evento funestato pochi giorni dopo dalla scomparsa del Madman; c’è stato poi il resoconto del Run For Your Lives tour che celebra i 50 anni degli Iron Maiden. Ma l’estate del 2025 ha visto soprattutto quello che, a livello mainstream, è forse il vero evento live del 2025, ossia il ritorno degli Oasis coi due fratelli Gallagher a dividere nuovamente il palco per una tournée iniziata il 4 luglio e che ancora sta portando la band in giro per il mondo. Potevamo noi lasciarci sfuggire l’occasione di parlarne su queste pagine? Sì, potevamo, ma non lo faremo per cui oggi si parla di Oasis e del ritorno sullo stesso palco dei due fratelli più rissosi del pop/rock. Eh già, perché dopo 16 anni passati a dirsi qualunque malignità (non che non lo facessero già dal primo momento in cui si sono messi a suonare insieme); dopo essersi promessi odio fraterno per tutta l’eternità; dopo aver giurato che mai e poi mai sarebbero tornati sullo stesso palco insieme, nell’estate del 2024 i fratelli Noel e Liam Gallagher hanno annunciato un magnifico reunion tour che, partendo da Cardiff, il 4 luglio 2025, si sarebbe protratto per tutto l’anno, con la speranza di qualcuno che verranno annunciate nuove date anche per il 2026
. Fra l’annuncio del tour e il suo inizio è passato abbastanza tempo da creare hype e curiosità su quel che sarebbe stata questa reunion, alla luce della storia e dei trascorsi fra i due fratelli. Gli Oasis nascono nel lontanissimo 1991 a Manchester, dalle ceneri di un’altra band, i Rain, nella quale fu chiamato a cantare Liam, dopo la separazione del precedente cantante, Chris Hutton. Dopo aver assistito ad un’esibizione della band, Noel, al quale era stato chiesto di far da manager ai Rain, non essendo rimasto per nulla impressionato dalle doti del gruppo, propose invece di entrare nella band, purché potesse diventarne leader, chitarrista principale ed unico compositore. Il resto del gruppo, che nel frattempo su suggerimento di Liam aveva deciso di cambiare il nome in Oasis, accettò e quindi la band si completò con l’ingresso di Noel. Nel 1994 arriva il debutto discografico con “Definitely Maybe” che, lanciato dal singolo “Supersonic”, fa subito notare le ottime capacità della band, in particolare dei due fratelli Gallagher, lanciandoli verso la notorietà. Venivano risaltati, in particolar modo, l’ottimismo che trasudava dal disco, in contrasto con la depressione del grunge, all’epoca fortemente in auge, e la combinazione vincente data dalle doti compositive e melodiche di Noel con la voce iconica e immediatamente riconoscibile di Liam. Il grande successo arriva l’anno successivo, con “(What’s The Story) Morning Glory”, semplicemente il disco manifesto del brit-pop anni ’90. Chi all’epoca aveva fra i 14 e il 16 anni ha cantato a squarciagola il ritornello di “Don’t Look Back In Anger” o provato a riprodurre sulla chitarra acustica il giro di accordi di “Wonderwall” o si è scatenato al ritmo di “Morning Glory” o “Roll With It” o si è emozionato alle note di “Champagne Supernova”. Chi dice di no, semplicemente, mente! Il disco è un successo immenso e rende gli Oasis talmente iconici da ingrassare ancor di più il loro già smisurato ego grazie al quale si considerano semplicemente “la miglior band al mondo”. Al contempo si sprecano i paragoni coi Beatles e, nonostante la portata innovativa mai eguagliata del quartetto di Liverpool, il confronto non è peregrino: due personalità enormi ed ingombranti (il duo Lennon – McCartney nei Beatles, i due fratelli Gallagher negli Oasis); doti compositive eccellenti in entrambe le band; voci rappresentative e stile riconoscibilissimo; fenomeni di isteria collettiva e capacità di riempire qualunque posto, anche quelli enormi, in cui venissero chiamati a suonare (indimenticabile lo show degli Oasis a Knebworth Park nell’agosto del 1996 in cui suonarono di fronte a 250.000 persone in due serate e che fu immortalato in un album dal vivo, nonché in un documentario diventato leggendario). Ma, soprattutto, come nei Beatles, instabilità emotiva ed ego smisurati che presto hanno amplificato le conflittualità latenti, presenti fin dagli esordi. Al pari dei riff memorabili, delle melodie che ti si stampano immediatamente in testa e dei ritornelli da cantare a squarciagola, ben presto la caratteristica degli Oasis diventa la litigiosità dei due fratelli, capaci di scenate imbarazzanti in pubblico, di insulti sul palco, con uno dei due spesso a lasciare il palco nel bel mezzo di uno show, e di risse che hanno minato più e più volte, nel corso degli anni, la sopravvivenza artistica della band, con tappe del tour annullate a causa degli alterchi fra i due. Nonostante tutto, la band è riuscita ad andare avanti a lungo, negli anni, rispetto alle premesse, piazzando altri grandi successi con album quali “Be Here Now”, che fece registrare grandi responsi iniziali e qualche critica dopo qualche mese (l’accusa di auto-plagio di “D’You Know What I Mean?” costruita sullo stesso giro di accordi di Wonderwall e, in genere, una certa ripetitività compositiva, della serie “Hanno imparato la formula del successo a memoria e la replicano ad ogni occasione” si sentirono abbastanza all’epoca), “Heathen Chemistry”, che cerca di recuperare un po’ il sound degli esordi, dopo il più sperimentale “Standing on the Shoulder of Giants” e, soprattutto, “Don’t Believe The Truth” che diventa triplo disco di platino nel Regno Unito. Tutto ciò non fa perdere un’oncia della rissosità dei fratellini, specie di Liam che viene alle mani un po’ con tutti, senza troppe distinzioni (memorabile la scazzottata con l’ex calciatore inglese Paul Gascoigne, altro tipetto “tranquillo”, nel 2006) ma con una preferenza per il fratello maggiore, tanto che la loro rivalità viene presa come spunto anche per un episodio della famosa serie televisiva di MTV, Celebrity Deathmatch (una serie in cui alter ego animati di famose celebrità rivali nella vita reale, si affrontavano in lotte di wrestling, mettendo in atto combattimenti particolarmente cruenti e dalle conseguenze volutamente esagerate). Nel 2009 l’episodio clou, l’ennesima rissa fra i due fratelli che, prima della fine della tournée di supporto all’ennesimo successo commerciale “Dig Out Your Soul”, diedero vita ad una litigata al culmine della quale volarono e furono sfasciate due chitarre. Immediatamente dopo questo episodio Noel lasciò la band, dicendo di non poter lavorare un minuto di più con suo fratello. Nel corso degli anni, la stima fra i due non aumentò mai, tanto che niente lasciava presupporre che i due sarebbero tornati a lavorare insieme…o forse no? Quando fai parte di una delle band più famose, e ricche, al mondo, c’è un motore che rimette insieme anche i cocci più sfasciati. Del resto, si vocifera che il divorzio milionario di Noel sia stato uno dei motivi che hanno permesso ancor di più la tanto insperata reunion! Ma i fans se ne fregano e così quando viene annunciato il ritorno insieme dei due fratelli Gallagher, il mondo degli Oasis-fans impazzisce e grida al miracolo (sì, come no? Il miracolo dei soldi!), gioioso e festante di poter rivedere i Caino e Caino (Abele in questa storia non c’è…Abele era buono!) della musica! E quindi, il 4 luglio del 2025 a Cardiff si compie il “miracolo”, davanti a 75.000 fans in totale delirio! Quando le prime note sono risuonate nello stadio, il pubblico ha iniziato a cantare ogni singolo brano della scaletta, rendendo l’atmosfera ancora più elettrizzante di quanto si potesse immaginare. E loro? I fratelli Gallagher non hanno perso un grammo del loro insindacabile carisma e dimostrano di saper gestire anche un pubblico impazzito come quello di Cardiff. Quando Noel si impadronisce del microfono per cantare i “suoi” brani, si raggiunge il climax emotivo dello show (i video sul web riescono a trasmetterlo) mentre, più avanti, Liam ironizza sulla piaga del secondary ticket che ha portato alle stelle i prezzi dei biglietti. La grandezza della band è stata quella di saper creare dei veri e propri inni generazionali, come dimostrato dalla versatilità del pubblico presente nello stadio e così quando parte Wonderwall, oggi come trent’anni fa, nessuno riesce ad esimersi dal cantare all’unisono con la band. Cardiff ha dimostrato che, motivazioni reali o sbandierate a parte, la magia che gli Oasis sono stati in grado di creare nel corso della loro carriera è rimasta intatta, nonostante gli anni che hanno tenuto separati i due fratelli e questo, forse, al di là di tutto è il senso più profondo di questa reunion che magari avrà poco di sincero e onesto, che puzza di operazione commerciale da chilometri ma che poi, a conti fatti, quando risuonano le note che hanno reso questa band immortale sono spazzate via in un attimo e per i fans non resta che la gioia e il godimento per aver potuto rivedere all’opera ciò che troppo presto si era interrotto. E la festa continua…



Commenti