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SCREAM FOR ME PADOVA! Iron Maiden Padova Tour

Iron Maiden Padova Tour
il Run For Your Lives Tour fa tappa in Italia

SCREAM FOR ME PADOVA! L’urlo tipico con cui Bruce Dickinson, vocalist degli Iron Maiden, incita i fans è risuonato nello Stadio Euganeo di Padova, domenica 13 luglio 2025, data che ha segnato il ritorno della band inglese in Italia, per l’unica tappa del Run For Your Lives tour 2025. Chiaramente, essendo nato dal lato geograficamente sbagliato dell’Italia, purtroppo, non ho potuto assistere allo show della band e la cosa che mi fa ancor di più rosicare è aver letto da più parti che quello di Padova è stato uno dei migliori concerti dall’inizio del tour, avviato in quel di Budapest il 27 maggio scorso. Chi era presente ha parlato di una band in super forma, con Bruce Dickinson quasi sovraumano (ma me lo trovate un cantante che a quasi 67 anni riesce a replicare delle performance quasi sempre al limite della perfezione, peraltro dopo esser guarito da un tumore alla lingua che ne avrebbe potuto compromettere la carriera, se non la vita?), i tre chitarristi sempre sul pezzo e Steve Harris, solito cuore pulsante e padre amorevole della band, fin dalla sua nascita! Questo, però, non è un live report, dal momento che, come dicevo, non ero presente tra i quarantamila dell’Euganeo e quindi dovrei limitarmi a riportare quello che altri hanno visto e provato. Piuttosto è un resoconto su questo ennesimo tour mondiale che ha riportato i Maiden in Italia e sulle novità che lo stanno facendo apprezzare trasversalmente da tutti coloro che vi stanno partecipando. Iniziamo col dire che l’occasione che ha messo in moto la macchina Iron Maiden a pochi mesi di distanza dalla fine del tour precedente è la celebrazione dei 50 anni di attività della band, che esiste dal 1975, pur se il primo disco ha visto la luce solo cinque anni dopo. Il tour, che come detto si chiama Run For Your Lives (da un verso della splendida “Run To The Hills”) è stato annunciato fin da settembre 2024, cioè prima ancora che terminasse il precedente, e da subito sono trapelate notizie sulle novità che avrebbero caratterizzato il tour. La più rilevante riguarda il nuovo batterista che li accompagna dal vivo. Come molti sapranno, infatti, Nicko McBrain, in forza alla band dal 1983 e dalle sessioni di registrazione di Piece Of Mind, ha deciso di non seguire più i Maiden nelle lunghe ed estenuanti tournée che portano gli Irons in giro per il mondo e, pur rimanendo coinvolto nelle altre attività del gruppo, di fatto, non siede più dietro le pelli dopo oltre 40 anni. L’annuncio è stato dato dallo stesso Nicko in occasione dell’ultima tappa del Future Past Tour, il 7 dicembre dello scorso anno, e la decisione deriva dalla fatica della vita da tournée aggravata, nel suo caso, dall’età (Nicko è il…meno giovane dei Maiden, con oltre 72 primavere sulle spalle) e dai seri problemi di salute (nel 2023 ebbe un ictus) che ne hanno compromesso anche la capacità di suonare a dovere la batteria. Possiamo comprendere la scelta del buon Nicko, anche se l’annuncio è stato uno shock per i fans e per la stessa band che ha salutato l’ultima performance dal vivo del drummer fra lacrime di commozione e gratitudine per quanto dato nel corso degli anni. Dopo essersi ripresi a fatica dal trauma, i fans e gli addetti ai lavori non hanno avuto neanche il tempo di fantasticare sul nome del sostituto che il comunicato della band lo rendeva noto: a sedere dietro i tamburi durante il Run For Your Lives tour sarebbe stato Simon Dawson, già in forza ai British Lion, side project di Steve Harris. La scelta è stata alquanto ovvia (banale?), se consideriamo che Steve Harris da sempre è quello che prende tutte le decisioni per la band. Ma è una scelta giusta? Al di là dei proclami di tutti i membri del gruppo, con Bruce Dickinson che ha sbandierato similitudini fra Dawson e il compianto, primo batterista della band Clive Burr, le perplessità serpeggiavano tra i fans prima ancora che il tour iniziasse e le prime date hanno dovuto dar ragione agli scettici: Dawson non è sembrato totalmente a fuoco nella band e diversi attacchi e stacchi di batteria sono stati “cannati” fin dalle prime date; anche a Padova, dai resoconti letti e ascoltati sui social, non è stato un mostro di precisione. È chiaro, il confronto con un monumento quale Nicko McBrain avrebbe fatto impallidire anche il più navigato dei batteristi ma c’è da dire che ancora una volta, come già accaduto per altre scelte del passato, la decisione di papà Steve di affidarsi ad un suo uomo di fiducia piuttosto che ad un batterista con maggiore esperienza e versatilità non sembra, allo stato attuale, essere stata vincente. Il tour è ancora lungo e il buon Simon avrà modo di integrarsi nel meccanismo perfettamente rodato della band ma finora le perplessità che hanno accompagnato il suo ingresso quale membro dei Maiden in sede live non sono ancora state spazzate via.

Come già sottolineato, il Run For Your Lives è un tour celebrativo dei 50 anni di carriera della band e un’altra scelta, sicuramente vincente, è stata quella di basare la setlist dei concerti dal vivo sui primi 9 album della band, quelli che vanno dall’omonimo “Iron Maiden” del 1980 a “Fear Of The Dark” del 1992. La scelta è vincente perché, chiaramente, i brani più amati sono quelli contenuti nei primi album della band, di certo i più ispirati a livello compositivo e realizzativo. Detto ciò, però, all’annuncio della scaletta, più di qualcuno ha storto il naso; sì, perché la band aveva annunciato grandi sorprese nella setlist ed, invece, al netto di alcuni brani ripescati dopo alcuni anni di “latitanza”, stiamo parlando di un greatest hits dal vivo, con le intoccabili “The Trooper”, “Run To The Hills”, “Hallowed Be Thy Name”, “The Number Of The Beast”, “Iron Maiden”, “Wasted Years” e l’onnipresente “Fear Of The Dark”, cui si aggiungono, per l’occasione “Murders In The Rue Morgue”, “Killers”, “Phantom Of The Opera”, “Powerslave”, “Rime Of The Ancient Mariner”, “The Clairvoyant”, “Seventh Son Of A Seventh Son” e una manciata di altri brani, più o meno onnipresenti nei tour della band. Tutto giusto, per carità: la band si sta autocelebrando, è normale che suoni i suoi brani più celebri! Qualcuno, però, non ha potuto fare a meno di sottolineare che, nonostante l’annuncio di suonare i brani dei primi nove album, Fear Of The Dark è presente solo con la title-track, Somewhere In Time è rappresentato dalla sola Wasted Years mentre non è presente nessun brano da No Prayer For The Dying. Quindi, nonostante i proclami, nessuna sorpresa di rilievo né perle ripescate o mai suonate dal vivo. Ma, è bene ribadirlo, sono pochi quelli che se ne curano! Poco prima che iniziasse il tour, Bruce Dickinson insieme col manager Rod Smallwood, avevano fatto una preghiera ai propri fans: poiché l’intento era quello di ricreare la magia degli show dal vivo degli anni ’80 (il periodo d’oro della band), era stato chiesto al pubblico di utilizzare il meno possibile gli smartphone. Una richiesta legittima dal momento che, negli ultimi anni, assistere ai concerti dal vivo senza essere “impallati” da cellulari alzati al cielo per tutta la durata dello spettacolo è pressoché impossibile. È un dato di fatto che chi non ha la fortuna di stare davanti, ai concerti, li guarda dagli schermi dei telefoni altrui, specie se non è alto oltre il metro e ottanta. Ora, capisco che la tecnologia moderna consente di fare cose che negli anni ’80 erano inimmaginabili, ma gustarsi uno spettacolo nella sua atmosfera originale, anziché distruggersi le braccia per immortalarlo su uno schermo da 7 pollici (se va bene), sarebbe una prassi da recuperare! Certo, se poi gli Iron Maiden avessero ricreato la magia degli anni ’80 anche nei prezzi dei biglietti, magari sarei potuto anche andare a vederli dal vivo! Comunque sia, pare che i fans abbiano parzialmente accolto l’appello di Dickinson e Smallwood, anche se, per la legge dei grandi numeri, è pressoché impossibile non vedere la distesa dei cellulari alzati a riprendere quasi tutto il concerto. Altra novità: i ledwall a sostituire le scenografie. I tempi cambiano, le scenografie sono ormai datate, scomode da trasportare e da montare, oltre che costose! E allora, alle spalle della band a sormontare il palco, ecco una bella parete sulla quale proiettare delle splendide animazioni video, che traggono spunto dalle atmosfere dei brani, di volta in volta suonati. Ok, le scenografie hanno il loro fascino, un Eddie gigante che spunta sopra la batteria durante il brano clou (di regola, il brano che dà il nome alla band) faceva un effetto unico ma quanto più pratico è il ledwall con le video-animazioni? Senza contare che, nel caso degli Iron Maiden, le animazioni sono davvero stupende e coinvolgenti… forse troppo, nel senso che spesso ti perdi a guardare i video sul ledwall o sui megaschermi e non guardi la band che suona! Ma, oh, parliamo di dettagli, stiamo davvero sezionando il capello in quattro! La realtà è che per modernità, praticità e utilità, il ledwall con le video-animazioni rappresenta il presente e il futuro degli effetti scenici per le grandi band e gli Iron Maiden li usano a perfezione per cui, bene così! 

Tantissime altre sarebbero le cose da sottolineare, come ogni qualvolta il carrozzone Iron Maiden si mette in moto ma, per non tediarvi oltre, mi limito a sottolineare un’ultima novità relativa a questo tour. Dopo anni di palazzetti, la band ritorna nelle grandi arene e lo fa anche in Italia: la risposta è stata ottima perché gli Irons sono ancora in grado di radunare folle oceaniche come negli anni ’80 e anche a Padova se ne è avuta la dimostrazione. Quarantamila persone ad osannare i loro beniamini, nonostante la pioggia prima dello show abbia fatto tornare alla mente lo spauracchio di un concerto annullato, come a Bologna, qualche anno fa. Così non è stato, per fortuna, e quindi un pubblico trasversale, giunto da diversi punti della penisola e anche da fuori, ha goduto appieno di una grandissima performance. Che non sarà l’ultima perché, come promesso da Bruce a fine concerto, “Non è un addio. Ci rivedremo, ne sono sicuro”, fugando così anche possibili dubbi sul fatto che questo potesse essere l’ultimo tour della band.

Spero davvero che sarà così e spero di poterci essere, la prossima volta per gustarmi ancora una volta una band che, a dispetto di tutto, in primis dell’età, riesce a tirar fuori ogni volta spettacoli sempre più grandiosi e memorabili. Come sempre, Up The Irons.


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